Il ritorno delle banche giapponesi

BIS Quarterly Review  |  September 2013  | 
04 ottobre 2013

(Riquadro pubblicato alle pagine 9-10 del capitolo "Aspetti salienti delle statistiche internazionali BRI", Rassegna trimestrale BRI, settembre 2013)

Di recente le banche giapponesi sono tornate a essere i maggiori fornitori di credito transfrontaliero a livello mondiale, soppiantando in questo ruolo le banche tedesche nel 2011, come mostrano le statistiche bancarie consolidate BRI. La quota delle banche giapponesi sul totale delle attività internazionali consolidate delle banche dichiaranti alla BRI è passata dall'8% agli inizi del 2007, prima della crisi finanziaria globale, al 13% a fine marzo 2013. Sempre su base consolidata, le banche statunitensi si trovavano al secondo posto, con una quota di mercato del 12% circa, e quelle tedesche al terzo, con una quota dell'11%1.

Le banche giapponesi hanno così riconquistato la posizione che detenevano nel mercato bancario internazionale nella seconda metà degli anni ottanta. Stando alle statistiche bancarie su base locale, che comprendono l'attività intragruppo, la loro quota sulle attività transfrontaliere totali delle banche dichiaranti alla BRI aveva toccato un massimo di almeno il 36% nel 1989 (grafico A, diagramma di sinistra)2. All'epoca, le banche nipponiche finanziavano i prestiti ai prenditori in Giappone attraverso le loro dipendenze estere al fine di aggirare le restrizioni normative vigenti in patria3. Inoltre, fornivano un'ingente quota dei prestiti commerciali e industriali a favore dei mutuatari di Stati Uniti e mercati emergenti, specie in Asia4. Tuttavia, la grave crisi bancaria degli anni novanta, congiuntamente alla deregolamentazione bancaria nazionale, provocò una brusca inversione dell'espansione internazionale delle banche giapponesi, la cui quota di mercato toccò un minimo nel 2007, prima di tornare a crescere.

La recente espansione internazionale delle banche giapponesi rispecchia un aumento del credito verso i centri finanziari offshore, le economie emergenti e gli Stati Uniti (grafico A, diagramma di destra). L'incremento delle attività transfrontaliere verso i centri offshore si deve principalmente agli impieghi nei confronti dei centri offshore dei Caraibi, mentre le principali destinatarie dell'aumento del credito verso i mercati emergenti sono state l'Asia e l'America latina. In conseguenza di ciò, a fine marzo 2013 gli impieghi delle banche giapponesi nei confronti dei residenti di America latina e Caraibi erano saliti a quasi il 20% delle loro attività internazionali consolidate, a fronte del 15% di fine 2009 (grafico A, diagramma di destra). Per contro, la quota di attività nei confronti delle economie avanzate è scesa dal massimo del 74% toccato verso la fine del 2009 al 68% degli ultimi tempi. Tale andamento si deve soprattutto al disimpegno dall'area dell'euro, sebbene le attività internazionali consolidate delle banche giapponesi verso l'area siano andate gradualmente riprendendosi dall'inizio del secondo trimestre 2012.

Le statistiche su base locale mostrano che le banche nipponiche hanno finanziato l'espansione transfrontaliera soprattutto attraverso fondi raccolti in Giappone. Infatti, benché le loro attività transfrontaliere siano salite a $4 trilioni nel primo trimestre 2013, la loro provvista transfrontaliera è stata di appena $2 trilioni (grafico A, diagramma centrale). Il risultante scompenso, pari a $2 trilioni, deve essere colmato da risorse interne, in particolare l'ampia base di depositi di queste banche5. Gran parte dei fondi raccolti dalle banche giapponesi da fonti transfrontaliere proviene da soggetti non bancari.

L'incremento del credito transfrontaliero delle banche giapponesi è stato in parte realizzato mediante un maggiore ricorso alla rete di dipendenze a livello mondiale. Le banche giapponesi avevano chiuso o ridimensionato numerose dipendenze estere a seguito della crisi bancaria degli anni novanta, conducendo in misura crescente la propria attività internazionale a partire dal Giappone. In effetti, la quota di attività transfrontaliere totali delle banche nipponiche contabilizzata all'interno del paese ha toccato un massimo nel 2008, ma in seguito è gradualmente diminuita. Tale andamento ha trovato riflesso in un marcato incremento delle attività transfrontaliere contabilizzate dalle banche giapponesi presso dipendenze negli Stati Uniti e in altre economie avanzate.


1 Questi dati non considerano le attività locali in valuta locale, ossia il credito erogato dalle dipendenze situate nello stesso paese del prenditore. Tenendo conto delle attività locali, sulla scorta cioè delle attività estere consolidate, la quota di mercato delle banche giapponesi a fine marzo 2013 era pari al 10%, a fronte del 13% delle banche britanniche, dell'11% di quelle statunitensi e del 9% di quelle tedesche.

2 Per gli anni ottanta le statistiche consolidate non sono comparabili, poiché prima del 1999 escludevano le attività nei confronti dei paesi dichiaranti alla BRI.

3 H. Terrell, R. Dohner e B. Lowrey, "The United States and United Kingdom activities of Japanese banks, 1980-1988", North American Review of Economics & Finance, n. 1(1), 1990, pagg. 53-73; A. van Rixtel, Informality and monetary policy in Japan: the political economy of bank performance, Cambridge University Press, 2002.

4 R. N. McCauley e R. Seth, "Foreign bank credit to US corporations: the implications of offshore loans", Federal Reserve Bank of New York Quarterly Review, primavera 1992, pagg. 52-65; R. N. McCauley e S. Yeaple, "How lower Japanese asset prices affect Pacific financial markets", Federal Reserve Bank of New York Quarterly Review, primavera 1994, pagg. 19-33.

5 Nell'ambito dei miglioramenti delle statistiche BRI sull'attività bancaria internazionale, in futuro verranno rilevate anche le posizioni esclusivamente interne delle banche dichiaranti.