La politica monetaria nelle economie industriali avanzate
Negli Stati Uniti il perdurare di una forte espansione economica e lo spostamento dei rischi verso possibili pressioni inflazionistiche hanno indotto la Federal Reserve a ridurre il grado di condiscendenza monetaria con una serie di incrementi graduali del tasso obiettivo sui federal fund. La BCE ha mantenuto invariato il tasso ufficiale in quanto una crescita economica al disotto del potenziale e l'apprezzamento dell'euro continuavano a moderare le spinte inflazionistiche. La Bank of Japan ha tenuto il tasso ufficiale a quota zero poiché fattori economici e finanziari avversi hanno avuto un impatto tale da escludere l'uscita dalla deflazione; l'attuazione della politica di allentamento quantitativo è divenuta più complessa con l'emergere di cambiamenti nella domanda di liquidità. In sintesi, nel periodo in esame l'indirizzo monetario nelle economie del G3 è pertanto rimasto accomodante.
Nelle economie industriali minori con obiettivi di inflazione l'orientamento delle politiche è stato più differenziato; alcune banche centrali hanno optato per condizioni decisamente distese, altre per indirizzi più neutrali. A svolgere un ruolo preminente nel 2004 sono stati gli sviluppi esterni e, in particolare, i movimenti nei prezzi del petrolio e di altri materie prime. Sono osservabili alcune sorprendenti analogie fra l'evoluzione attuale e quella nel periodo tra la fine degli anni sessanta e gli inizi degli anni settanta; un'apposita sezione del capitolo è dedicata all'analisi delle evidenze storiche, al fine di chiarire il tipo di rischi che si potrebbero profilare per le autorità monetarie.