I bilanci delle banche centrali

BIS Quarterly Review  | 
15 dicembre 2008

(pagine 21-23 del Quadro generale degli sviluppi, Rassegna trimestrale BRI, dicembre 2008)

A partire dall'agosto 2007 le banche centrali delle principali economie avanzate hanno messo in atto una serie di misure diversificate per fronteggiare le tensioni sul mercato monetario e su quello interbancario. Per i loro bilanci ciò ha comportato cambiamenti considerevoli in termini di dimensioni, composizione e profilo di rischio. Le principali banche centrali hanno erogato maggiori quantitativi di finanziamento a termine a un pubblico più ampio di istituzioni e a fronte di una lista più estesa di garanzie rispetto al passato. In taluni casi esse sono intervenute per finanziare direttamente gli istituti in difficoltà e hanno preso provvedimenti eccezionali per migliorare le condizioni sui mercati del credito. Nel presente riquadro si esamina come queste azioni si siano riverberate sui loro bilanci.

Durante la fase iniziale della turbolenza, ovvero fino a metà settembre 2008, le misure adottate dalle banche centrali non hanno prodotto un'espansione rilevante dei rispettivi bilanci. Tuttavia, a fronte delle operazioni di provvista di liquidità, condotte in genere con frequenza e scadenze maggiori rispetto al passato (grafico A), si riscontrava già una sostanziale ricomposizione dell'attivo, in alcuni casi anche legata all'ampliamento delle garanzie stanziabili.

Negli Stati Uniti la Federal Reserve (Fed) ha allungato la scadenza delle operazioni di rifinanziamento e aumentato la loro dimensione, ma ciò è stato controbilanciato dall'assottigliamento del suo portafoglio di titoli del Tesoro. Inoltre, una quota sempre crescente di questi titoli è stata prestata ai primary dealer a fronte di un'ampia gamma di titoli meno liquidi nell'ambito della Term Securities Lending Facility (senza alcun impatto netto sulle riserve bancarie e sulle dimensioni del bilancio della banca centrale) per aiutare tali operatori ad accrescere la liquidità dei rispettivi bilanci. Analogamente, la Bank of England (BoE) ha offerto alle banche di scambiare titoli meno liquidi con altri più liquidi all'interno dello Special Liquidity Scheme. La BoE, la Banca centrale europea (BCE) e la Banca nazionale svizzera (BNS) hanno sostituito le operazioni di mercato aperto (OMA) a più breve termine con quelle a più lungo termine. La BCE e la BNS hanno istituito linee di swap in valuta con la Fed per distribuire liquidità in dollari alle banche europee, sebbene gli importi in questione siano stati relativamente limitati e le operazioni di finanziamento su iniziativa delle controparti non siano state pressoché utilizzate.

Dopo il fallimento di Lehman Brothers i bilanci di alcune importanti banche centrali hanno subito una sensibile espansione di riflesso alla crescente attività di intermediazione da loro assunta sui mercati monetari. Le attività della Fed e della BoE sono raddoppiate in poche settimane, mentre quelle della BCE e della BNS sono cresciute di oltre il 30%. Nel caso della Fed ciò rifletteva il finanziamento diretto a banche e dealer erogato mediante le operazioni esistenti o secondo nuove modalità, inclusi l'erogazione indiretta di credito ai fondi del mercato monetario e l'acquisto di commercial paper da società veicolo unitamente all'utilizzo delle linee di swap in dollari da parte delle altre banche centrali. Anche in Europa si è verificato un aumento - sebbene meno marcato - delle operazioni su iniziativa delle controparti, ma la maggior parte dell'espansione dei bilanci delle banche centrali è imputabile agli importi più elevati collocati nelle OMA con le quali si è erogata liquidità in valuta nazionale e in dollari, prevalentemente sotto forma di finanziamento a termine (grafico B). Inoltre, sono state condotte aste aggiuntive a tasso fisso con piena aggiudicazione dell'importo. I massimali applicati alle linee di swap e alle transazioni connesse all'erogazione di liquidità nella valuta statunitense sono stati considerevolmente innalzati (e successivamente levati). Le linee di swap in dollari USA tra la Fed e la BCE, la BoE e la BNS sono aumentate di oltre $300 miliardi di dollari tra fine agosto e fine settembre e il credito in dollari fornito da queste banche centrali è cresciuto di un ammontare pari circa alla metà di tale importo nello stesso periodo.

La concomitante crescita delle passività delle banche centrali ha assunto varie forme. Spesso vi è stato un aumento nei saldi dei conti di riserva delle banche presso la banca centrale. Nel caso della BCE si è osservato un forte incremento dei depositi collocati su iniziativa delle controparti. Inoltre, varie banche centrali hanno intrapreso azioni volte a gestire le proprie passività in maniera più flessibile. Negli Stati Uniti il Tesoro ha provveduto a un'emissione supplementare di buoni i cui proventi (quasi $500 miliardi) sono stati depositati presso la Fed. È importante segnalare che quest'ultima ha iniziato a corrispondere un interesse sulle riserve bancarie - attualmente al tasso obiettivo medio del FOMC durante il periodo di mantenimento della riserva obbligatoria (al tasso minimo per le riserve in eccesso) - facilitando l'espansione del proprio bilancio a tassi di interesse positivi. La BoE e la BCE hanno ristretto da 200 a 50 e a 100 punti base rispettivamente il corridoio fra i tassi delle operazioni di prestito e di deposito. La BCE ha inoltre annunciato che avrebbe potuto accettare depositi a termine a una settimana. Varie banche centrali (BoE, Riksbank e BNS) hanno iniziato a emettere propri titoli.

Le garanzie pubbliche sul debito bancario potrebbero rallentare l'espansione dei bilanci delle banche centrali e l'aumento del loro grado di rischio. Gli strumenti garantiti dalle amministrazioni statali, nella misura in cui aiutano a stabilizzare i mercati, possono invogliare i fornitori privati di liquidità a cederla alle banche, consentendo alle banche centrali di ridimensionare gradualmente il loro ruolo nel finanziamento al sistema bancario. Contestualmente, nell'accettare come collaterale debito garantito dallo Stato, le banche centrali potrebbero parimenti ridurre la rischiosità dei propri bilanci.

Il sensibile aumento dell'attività di intermediazione da parte delle banche centrali è spesso considerato un rimedio temporaneo al problema della ridotta capacità di intermediazione finanziaria privata. Tuttavia, nonostante l'intermediazione degli istituti centrali e le garanzie di Stato, l'attività di prestito interbancario non si è ancora ripresa e permangono disfunzioni sui mercati monetari. Ciò potrebbe naturalmente riflettere la permanenza di vincoli di bilancio e patrimoniali per le banche. Un'altra ragione potrebbe ricercarsi nelle differenti forme di garanzia pubblica offerte nei vari paesi e nella gradualità del loro utilizzo. Vi è inoltre la possibilità che sia in atto un'evoluzione della gestione degli approvvigionamenti di liquidità da parte delle banche le quali, a questo riguardo, potrebbero voler fare minore affidamento sui mercati all'ingrosso. Infine, un'altra spiegazione è che l'accresciuta intermediazione da parte delle banche centrali potrebbe in certi casi ridurre gli incentivi delle banche a riappropriarsi della loro funzione di intermediari. Ad esempio, la possibilità di approvvigionarsi di fondi dalla banca centrale a un tasso vicino a quello di riferimento senza esporsi ad alcun rischio di controparte potrebbe ragionevolmente ridurre l'incentivo per le banche a finanziarsi sul mercato. Del pari, l'esiguità dei differenziali fra i tassi obiettivo delle banche centrali e quelli corrisposti sulle riserve eccedenti potrebbe scoraggiare gli istituti di credito a cedere fondi ad altre banche. Non è dunque chiaro fino a che punto e per quanto tempo le banche centrali potranno trovarsi in condizione di dover espandere i propri bilanci.